11/11/14

Conosci te stesso


"Γνῶθι σεαυτόν", recita un'iscrizione sul tempio di Delfi. I romani, che adoravano "importare" un po' di tutto dai paesi che conquistavano, adattandolo alla propria cultura (senza tirare i dadi come in Clash of Cultures, però), la tradussero con Nosce te ipsum. Il succo, comunque, è sempre quello: conosci te stesso.

Si tratta di una frase tanto lapidaria quanto profonda: la leggenda narra che a pronunciare la sentenza sia stato nientemeno che il dio Apollo in persona, al fine di consigliare agli uomini di riconoscere la propria limitatezza e finitezza.

"E che c'entra tutto questo col gioco?" chiederanno in coro i miei tre lettori.
C'entra, c'entra. Adesso vi spiego.

Sono estremamente affascinato dai modi in cui il gioco riesce a far emergere lati di noi a cui magari diamo poca importanza, talvolta sorprendendoci. Dipende molto dallo stato d'animo in cui ci troviamo, dalla compagnia e dalla situazione, ma personalmente la trovo una cosa estremamente interessante.

Ultimamente sto rigiocando quel capolavoro che è Tactics Ogre: Let Us Cling Together (l'originale, non il remake). Il gioco è uno squad-level tactical game, ossia l'equivalente videoludico di un gioco skirmish di miniature, con una forte componente RPG che ruota intorno a una bella storia a bivi, che ci chiederà più volte di prendere decisioni difficili.

Una delle prime scelte toste arriva dopo una dura battaglia in cui i nostri eroi - il protagonista e i suoi compagni, ribelli Walstaniani in guerra con il tirannico regno di Gargastan - hanno liberato un villaggio nella speranza di far partire una rivolta popolare. Gli abitanti, però, si rifiutano di cooperare e Leonard, il braccio destro del Duca Ronway, leader della resistenza, informa il protagonista che il duca ha ordinato di uccidere tutti gli abitanti della cittadina, in modo da far cadere la colpa su Gargastan e far partire una guerra civile su scala nazionale. "Obbedirai all'ordine del Duca?" chiede Leonard al protagonista "Altrimenti il futuro di Walsta è segnato!"

Che fare? Agire freddamente, massacrando una cittadina per fomentare la rivolta, o rifiutarsi di fare una strage, anche se per un bene superiore?
Ovviamente, trattandosi di un RPG, si può scegliere di "giocare" uno dei ruoli senza far entrare in ballo la propria morale o il proprio modo di vedere le cose. Però è interessante anche fermarsi a riflettere, anche perché nonostante l'ambientazione fantasy le vicende hanno un gusto molto attuale: la storia di Tactics Ogre è ispirata alla terribile guerra che sconvolto i balcani per una buona metà degli anni '90.

Io sono una persona molto razionale, ma in questo caso non ce l'ho fatta a obbedire, ho deciso di agire "emotivamente" e ribellarmi all'ordine.

Ci sono un sacco di giochi che, in modi e con toni diversi, e prestando un po' d'attenzione alle scelte che facciamo, possono aiutarci a scoprire piccole sfumature del nostro carattere, emozioni defilate, idee nascoste. Come gestiamo le alleanze in un boardgame bellico? Che approccio abbiamo rispetto a giochi open world? Quanto di noi finisce nei nostri personaggi e nelle nostre azioni quando giochiamo di ruolo?

"Γνῶθι σεαυτόν", recita un'iscrizione sul tempio di Delfi.
Significa: conosci te stesso.
Magari, un po', anche giocando.

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